Introduzione

La Sapienza di Israele

Dopo il Pentateuco (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio: sono chiamati Tȏrāh dagli Ebrei) ed Libri Storici nella Bibbia cattolica vengono i Libri Sapienziali e Poetici: Giobbe, Salmi, Proverbi, Qohelet, Cantico dei Cantici, Sapienza e Siracide.
Per i Libri Sapienziali (Giobbe, Proverbi, Qohelet, Sapienza e Siracide) la parola “sapienza” non ha un significato puramente conoscitivo o astratto: al contrario denota la capacità pratica di ben dirigere la propria vita, attraverso l’osservazione della realtà e la riflessione sull’esperienza. Quest’ultima, per il saggio, diviene luogo privilegiato per l’incontro con Dio: il postulato che guida ogni ricerca è infatti che il mondo è stato creato con un ordine e delle leggi precise, anche se non sempre conoscibili dall’uomo. «La Sapienza forse non chiama e la prudenza non fa udir la voce? In cima alle alture, lungo la via, nei crocicchi delle strade essa si è posta, presso le porte, all’ingresso della città, sulle soglie degli usci essa esclama: [...] Il Signore mi ha creato all’inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d’allora. Dall’eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata; quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io sono stata generata. Quando ancora non aveva fatto la terra e i campi, né le prime zolle del mondo; quando egli fissava i cieli, io ero là [...]» (Pro 8,1-3.22-27). La personificazione della Sapienza di Proverbi 8 lo ribadisce: la Sapienza è «inizio», meglio ancora «principio» strutturante e fondamentale, dell’attività creatrice del Signore. La ricerca dei saggi biblici è quindi sempre sostenuta dalla fede in un Dio che ha creato un mondo ordinato. 


La fede è punto di partenza («Il timore del Signore è il principio della scienza», Pro 1,7) e limite di ogni riflessione sull’esperienza («Non c’è sapienza, non c’è prudenza, non c’è consiglio di fronte al Signore», Pro 21,30). Gli ambienti in cui la sapienza tradizionale è trasmessa sono la famiglia e la scuola: «Ascolta, figlio mio, l’istruzione di tuo padre e non disprezzare l’insegnamento di tua madre, perché saranno una corona graziosa sul tuo capo e monili per il tuo collo» (Pro 1,8-9); «Avvicinatevi, voi che siete senza istruzione, prendete dimora nella mia scuola» (Sir 51,23).
Poiché la ricerca sapienziale non si appoggia ad una rivelazione diretta di Dio (come la Tȏrāh ed i Profeti), ma passa dal mondo creato, essa è aperta anche ai contributi di saggi non appartenenti al popolo ebraico: nei Proverbi sono contenuti i «Detti di Agùr figlio di Iakè, da Massa» (30,1) e le «Parole di Lemuèl, re di Massa, che sua madre gli insegnò» (31,1); Giobbe stesso non è un ebreo, ma della «terra di Uz» (Gb 1,1).
Riassumendo: la Sapienza dell’Antico Testamento tiene insieme ricerca personale sull’esperienza vissutaMi sono proposto di ricercare e investigare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo», Qoh 1,13) e sulla tradizione dei saggi precedenti, fede in Dio creatore, capacità di ordinare la propria vita al bene ed alla giustiziaLa riflessione ti custodirà e l’intelligenza veglierà su di te, per salvarti dalla via del male [...]. Per questo tu camminerai sulla strada dei buoni e ti atterrai ai sentieri dei giusti, perché gli uomini retti abiteranno nel paese e gli integri vi resteranno, ma i malvagi saranno sterminati dalla terra, gli infedeli ne saranno strappati», Pro 2,11-12.20-22).
Giobbe, Proverbi e Qohelet sono scritti originalmente in lingua ebraica, mentre i libri di Siracide e Sapienza ci sono pervenuti in lingua greca e risalgono all’epoca ellenistica (cfr. il post su Giuda Maccabeo), un tempo in cui il popolo ebraico si è dovuto confrontare con questa ricca cultura estranea, cercando al contempo di mantenere intatta ed attuale la tradizione dei Padri. Le raccolte di detti contenute nel libro dei Proverbi fanno capo ad una sapienza tradizionale, che riconosce ancora la validità della teoria della retribuzione (i buoni sono premiati ed i malvagi puniti in vita), mentre i libri di Giobbe e Qohelet danno voce ad una sapienza più critica e pungente.
I Salmi ed il Cantico dei Cantici sono annoverati fra i Libri Poetici.