Giuda Maccabeo

È dal Cielo che viene l’aiuto

Con questo post arriviamo alla fine delle grandi storie bibliche dei personaggi dell’Antico Testamento: narriamo il confronto, a tratti traumatico, del popolo ebraico con la grecità avvenuto nel II secolo prima di Cristo. Ci troviamo nel primo libro dei Maccabei, capitolo 1 e seguenti: «queste cose avvennero dopo che Alessandro il Macedone, figlio di Filippo, uscito dalla regione dei Kittim sconfisse Dario, re dei Persiani e dei Medi, e regnò al suo posto, cominciando dalla Grecia. Intraprese molte guerre, si impadronì di fortezze e uccise i re della terra; arrivò sino ai confini della terra e raccolse le spoglie di molti popoli. La terra si ridusse al silenzio davanti a lui; il suo cuore si esaltò e si gonfiò di orgoglio. Radunò forze ingenti e conquistò regioni, popoli e principi, che divennero suoi tributari. Dopo questo cadde ammalato e comprese che stava per morire. Allora chiamò i suoi luogotenenti più importanti, che erano cresciuti con lui fin dalla giovinezza e mentre era ancora vivo divise tra di loro il suo impero. Regnò dunque Alessandro dodici anni e morì. I suoi subalterni assunsero il potere, ognuno nella sua regione; dopo la sua morte tutti cinsero il diadema e dopo di loro i loro figli per molti anni e si moltiplicarono i mali sulla terra». Uno di costoro, Antioco Epìfane, regnando anche sulla Giudea, decide di imporvi con la forza gli usi dei greci: sacrifici agli idoli, profanazione del sabato, divieto di possedere e praticare il libro della Legge, invito a cibarsi di cibi proibiti, divieto di praticare la circoncisione. Il pio sacerdote Mattatia e i suoi «cinque figli: Giovanni chiamato anche Gaddi, Simeone chiamato Tassi, Giuda chiamato Maccabeo [“martello”], Eleàzaro chiamato Auaran, Giònata chiamato Affus» decidono di ribellarsi agli ordini del tiranno e di fuggire nel deserto. Intorno a loro si radunano quanti ricercano «la giustizia e il diritto». Alla sua morte Mattatia affida a «Giuda Maccabeo, forte guerriero dalla sua gioventù» il comando dell’esercito.


Le battaglie che combatte sono da lui sostenute in condizione di inferiorità rispetto alla potenza degli eserciti regi; la fede e la preghiera sono però una costante del suo personaggio: «Non è impossibile che molti cadano in mano a pochi e non c’è differenza per il Cielo tra il salvare per mezzo di molti e il salvare per mezzo di pochi; perché la vittoria in guerra non dipende dalla moltitudine delle forze, ma è dal Cielo che viene l’aiuto. Costoro vengono contro di noi pieni d’insolenza e di empietà per eliminare noi, le nostre mogli e i nostri figli e saccheggiarci; noi combattiamo per la nostra vita e le nostre leggi. Sarà lui a stritolarli davanti a noi. Voi dunque non temeteli». Dopo molte stupende vittorie a difesa del suo popolo contro Antioco ed i successori Giuda trova una morte gloriosa in battaglia. Gli subentra il fratello Giònata, anch’egli autore di grandi gesta prima di essere ucciso con l’inganno da un falso amico. Simone prende allora le redini del movimento di rivolta e riesce ad ottenere una certa indipendenza del popolo ebraico, da cui è nominato «capo e sommo sacerdote»: «nei suoi giorni si riuscì felicemente per mezzo suo a scacciare dal loro paese i pagani e quelli che erano nella città di Davide e in Gerusalemme […]. Egli vi insediò soldati giudei, la fortificò per la purità della regione e della città ed elevò le mura di Gerusalemme. Il re Demetrio quindi gli confermò il sommo sacerdozio; lo ascrisse tra i suoi amici e gli conferì grandi onori». Non mancano altri scontri, ma ormai la dinastia asmonea (che nasce dalla famiglia dei Maccabei) si stabilizza al potere in quella regione e ci rimarrà, venendo meno alla purezza delle sue origini e corrompendosi sempre più, sino alla conquista di Gerusalemme avvenuta nel 63 a.C. ad opera del romano Pompeo. I Romani affidano il regno dei Giudei al loro amico Erode il Grande nel 37 a.C.; nel 7-6 a.C. a Betlemme di Giudea, sotto il regno di Erode, nasce Gesù (la collocazione dell’anno 1 è sbagliata per un errore avvenuto nel VI secolo d.C.). La lingua greca ha avuto un’importanza fondamentale fin dalle conquiste di Alessandro Magno e oltre, sino ai primi due secoli dell’era cristiana: un po’ come succede per l’inglese oggi, si trattava del modo in cui ci si poteva capire anche fuori dai ristretti confini nazionali. A partire dal III secolo a.C. l’Antico Testamento è stato tradotto in greco: vi invito a cercare la leggenda che narra l’origine della versione dei LXX. La lingua originale in cui sono stati composti i vangeli ed il resto del Nuovo Testamento è il greco; così è pure per la liturgia delle prime comunità cristiane.
Vi invito a leggere anche il secondo libro dei Maccabei, che presenta un arco temporale parzialmente sovrapposto al primo, ma più limitato: parte da poco prima dell’insediamento di Antioco Epìfane per fermarsi ad una delle ultime battaglie di Giuda Maccabeo. Lo stile è molto differente, più colorito nel citare numerose apparizioni ed interventi divini; «Il libro è importante per le affermazioni che contiene sulla resurrezione dei morti, le pene dell’al di là, la preghiera per i defunti, i meriti dei martiri, l’intercessione dei santi. Questi insegnamenti, che riguardano questioni lasciate indeterminate dagli altri scritti dell’AT, giustificano l’autorità che la Chiesa ha riconosciuto a questo libro» (cfr. I libri dei Maccabei - Introduzione, La Bibbia di Gerusalemme, EDB 2003, diciottesima edizione).